Io a scuola non ci voglio andare più!
Quando è possibile parlare di vera e propria Fobia Scolare? Quali atteggiamenti è preferibile assumano i genitori?
Ci siamo passati tutti. Ognuno di noi, almeno una volta, ha tentato qualche stratagemma per non andare a scuola: finti mal di pancia, mal di stomaco, termometri riscaldati in vari modi. Qualche volta hanno funzionato, altre siamo stati costretti ad andare a scuola, nostro malgrado.
In alcuni casi, però, non si tratta di semplice pigrizia o negligenza ma di una vera e propria fobia: ogni tentativo di convincere il bambino o l’adolescente ad andare a scuola porta a reazioni estreme, come pianti, scatti d’ira, urla, calci, ecc.
La fobia scolastica è la paura immotivata, irragionevole, non controllabile, che porta il bambino o l’adolescente a rifiutarsi di andare a scuola. La paura comporta un livello d’ansia tale da compromettere significativamente la frequenza scolastica e di conseguenza, più in generale, l’esperienza con il mondo della scuola.
Quando non c’è il “pericolo” di andare a scuola, il bambino si mostra calmo e facile da gestire ed è frequenta la “promessa” di tornare a scuola il giorno successivo. Il giorno dopo, o in alcuni casi anche la sera prima, ritornano la sgradevole sensazione di ansia ed il desiderio di restare a casa.
Con il passare del tempo si entra in un circolo vizioso: più manca da scuola, più fa fatica ad immaginare di potervi tornare.
La fobia scolare non è affatto un fenomeno raro: essa coinvolge fino al 5% dei bambini in età scolare, maschi e femmine indistintamente ed alcuni momenti specifici risultano essere maggiormente critici, come l’ingresso nella scuola primaria e il passaggio alle scuole medie o alle scuole superiori.
L’inizio del disturbo può essere apparentemente brusco o graduale e può colpire sia gli allievi migliori, ben integrati, che quelli che hanno sempre avuto difficoltà nel rendimento o nell’inserimento scolastico.
Gli stessi bambini/ragazzi non sempre sono in grado di dare spiegazioni plausibili, alcune volte giustificano l’impossibilità di andare a scuola con malesseri somatici e timori di malattie fisiche, altre volte attribuiscono tutto alla noia, altre ancora accennano al fatto di aver subito una delusione da parte di qualche professore o compagno che avrebbero assunto comportamenti sbagliati.
Cosa possono fare i genitori in questi casi?
E’ importante non sottovalutare il problema: spesso si tende a sdrammatizzare perché non si trovano validi motivi per essere spaventati ma il rischio è quello di sminuire le emozioni che i bambini sentono come reali, seppur immotivate. Se è presente un tale comportamento c’è una ragione ben specifica, anche se il bambino non ne è consapevole.
E’ importante, dunque, provare a dar voce alle emozioni del proprio figlio, ascoltando le sue paure e accogliendo la sua angoscia.
Non è semplice dire se sia preferibile insistere perché il bambino vada a scuola o se è meglio non costringerlo per evitare ulteriori crisi. Ogni caso è specifico e l’atteggiamento giusto con un bambino potrebbe non essere adatto ad un altro, dipende da numerose variabili tra cui l’intensità dell’ansia e dei sintomi più in generale.
Per questo motivo è necessario rivolgersi ad un professionista che possa comprendere le cause del disturbo e la natura dell’ansia, al fine di aiutare il bambino, i genitori e le insegnanti e pianificare insieme un rientro graduale a scuola.
A breve termine l’intervento sarà in grado di far diminuire l’angoscia, mentre un intervento più a lungo termine permetterà di rendere consapevoli i genitori delle dinamiche che possono avere influito sulla fobia scolare del bambino ed aiutarli a ristabilire serenità e benessere.